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F1, Gp del Messico 1990 | La rimonta di Prost e quel sorpasso di Mansell
Il GP del Messico 1990 fu una gara passata alla storia per la Scuderia Ferrari, tanto da essere annoverata nei cento Gran Premi più iconici della storia della Casa del Cavallino Rampante. Solo il più ottimista dei ferrarista avrebbe pronosticato quello che sarebbe successo in quel 24 giugno 1990, dal momento che un’opaca qualifica di Alain Prost e Nigel Mansell aveva messo in salita il weekend ferrarista.
L’azzardo del Professore
Le prove cronometrate non andarono infatti benissimo per i due uomini in rosso. Gerhard Berger conquistò la pole position grazie al tempo fatto siglare nella prima delle due sessioni di prove ufficiali, seguito da Riccardo paterne, il compagno di squadra Ayrton Senna e Mansell. Prost non si trovò bene con l’assetto da qualifica e decise di utilizzare il set-up da gara. Una scelta che lo relegò addirittura al 13° posto. Sarebbe stato quindi quasi impossibile per il francese cogliere la seconda vittoria dell’anno per accorciare le distanze in campionato su Senna.
L’ottimismo di Senna
Al via Patrese sopravanzò Berger per la prima posizione, lo seguirono Senna, Berger, Boutsen, Piquet, Alesi, Mansell, Warwick e Martini, con Prost dodicesimo. Al termine del primo passaggio entrambi i piloti McLaren presero la scia e superarono Patrese sul lungo rettilineo principale, impostando un ritmo difficilmente replicabile dagli altri. Al 13° giro Berger si fermò ai box per un cambio gomme inizialmente non previsto, lasciando strada a Piquet, che verrà sorpassato dopo poche centinaia di metri da Mansell. L’austriaco accusò infatti un degrado degli pneumatici Goodyear anomalo e optò per la sostituzione delle sue coperture. L’episodio non preoccupò Senna, solo in testa, che giudicò l’accaduto una responsabilità della guida aggressiva di Berger. Giro dopo giro, Prost iniziò a recuperare posizioni su posizioni, mentre la corsa sfrenata del brasiliano iniziò a rallentarsi sempre di più, a causa del blistering accusato sulle sue Goodyear. Solo i ferraristi, con la stessa marca di pneumatici, non sembrarono aver problemi. I due piloti di Maranello riuscirono a raggiungere le Williams, superandole entrambe tra il ventunesimo e il ventiseiesimo passaggio, andando all’inseguimento della Benetton di Piquet, sorpassata dall’inglese durante il giro trentasette, mentre Prost siglò il giro più veloce della corsa. Piquet rientrò ai box per un più stop, così Prost si portò in terza posizione.
Alain Prost durante il GP del Messico 1990 (source: Ferrari.com)
Goodyear e bad…year
Senna, con dieci secondi di vantaggio sulle due Ferrari, non riuscì a rispondere al ritmo imposto dai due. A quindici giri dal termine, un Prost in forma smagliante sorpassò Mansell con un solo obiettivo in testa: Senna. Sei giri più tardi, il francese sopravanzò lo storico rivale ed ex compagno di squadra per la prima posizione mentre, tre giri dopo, esplose la posteriore destra di Senna, costringendo il paulista al ritiro.
Dietro, Berger scavalcò Mansell a tre giri dal termine, ma l’inglese al giro successivo fu protagonista di una manovra da manuale: prima della Peraltada, la celebre curva parabolica dell’Autodromo Hermanos Rodriguez, Mansell sfruttò la scia dell’austriaco e trovò un varco all’esterno all’inizio della curva destrorsa. Un sorpasso sublime che valse un’insperata doppietta per la Ferrari e, venticinque anni dopo, il nome della curva per il Leone d’Inghilterra, a lui intitolata dopo essere stata ridisegnata, in onore di quell’iconico gesto.
Quella domenica di giugno è ancora ricordata per quell’incredibile e insperata doppietta che fece sognare nuovamente l’iride piloti alla Ferrari e ai ferraristi. Una serata degna delle Notti Magiche di quell’estate italiana.
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