Motor Valley
Ferrari 360 Modena, l’inizio di un nuovo corso
Con la Ferrari 360 Modena il Cavallino si lanciò con prepotenza nel nuovo millennio: per varie ragioni, quest’auto segnò un punto di svolta nella storia della casa modenese, tanto da essere considerata da molti la prima Ferrari “moderna”.
Venne presentata nel 1999, in occasione del Salone di Ginevra, con l’ardua missione di non far rimpiangere la F355, sua progenitrice; rimase in produzione fino al 2004, prima di essere sostituita alla F430. Le scelte di design, così come i materiali e le innovative tecnologie utilizzate, furono in rottura con il passato di Maranello; una serie di cambiamenti che portò a una svolta decisiva nella storia della Ferrari.
Tutta in alluminio
L’innovazione probabilmente più importante fu quella riguardante la carrozzeria. La 360 Modena fu infatti la prima Ferrari di sempre a presentare un telaio monoscocca interamente realizzato in alluminio. Grazie anche alla collaborazione con l’azienda statunitense Alcoa, uno dei maggiori produttori di alluminio a livello mondiale, il nuovo telaio si presentò in maniera eccellente: nonostante un aumento delle dimensioni del 10%, il peso venne ridotto addirittura del 28% rispetto a quello della scocca in acciaio della Ferrari F355; inoltre, il telaio in alluminio si dimostrò anche più resistente del predecessore. Lo stesso materiale venne impiegato per realizzare la carrozzeria nella sua interezza: le fusioni del propulsore, la scatola della trasmissione e gli elementi delle sospensioni furono prodotti con varie leghe d’alluminio.
Nuove priorità
Anche lo stile e le forme dell’auto vennero sottoposti a una netta rivoluzione. Il cambiamento più significativo fu l’abbandono della consueta griglia centrale del “radiatore”: da sempre elemento identitario del Cavallino, era ormai diventato un mero ornamento negli ultimi modelli, come la Testarossa o la F355; per questo si optò per un musetto dotato di due griglie radiatore gemelle poste ai suoi lati che permettevano al flusso d’aria di passare sotto la sezione centrale rialzata, dirigendosi poi tramite il fondo piatto alla zona posteriore dotata di doppio diffusore. Cambiarono quindi le priorità della casa modenese, non solo dettate da ragioni estetiche, ma anche prestazionali; per raggiungere questo risultato vennero condotti studi di tipo aerodinamico, che portarono a una costruzione che garantiva un incremento della deportanza all’aumentare della velocità.
Altra novità fu la sostituzione dei classici fanali anteriori “a scomparsa” con degli altri “a vista”, con nuove tecnologie di illuminazione; non mancò però qualche elemento di continuità con il passato, su tutti le prese d’aria del vano motore poste sui parafanghi posteriori, ispirate dalla Dino e dalla 250 LM. Nel complesso però, parliamo di un’auto estremamente innovativa, perfetta per il grande salto nel nuovo millennio; non mancarono gli apprezzamenti del pubblico: in particolare, la 360 Modena venne descritta dalla rivista “Autocar” come “la miglior automobile del mondo” nella sua ultima uscita del ventesimo secolo.
Sotto il cofano
Il propulsore derivato dalla F355 subì qualche variazione, come l’incremento della cilindrata che venne portata a 3,6 litri; da qui nacque la denominazione “360”. Il motore V8 a 5 valvole per cilindro, con angolo di 90° e con cilindrata totale di 3586 cm³, era in grado di erogare 400 cavalli a 8500 giri/minuto. Sempre la rivista “Autocar” portò in pista la 360 Modena per mettere alla prova il suo propulsore: l’auto si dimostrò in grado di raggiungere le 60 miglia orarie in appena 4,2 secondi, e le 100 miglia orarie in 8,8 secondi; inoltre confermò anche la velocità massima di 184 miglia orarie dichiarata dal costruttore.
Per quanto riguarda il cambio, a sei velocità e retromarcia, vennero messe a disposizione due alternative. Oltre a quello a tradizionale ad azionamento manuale, con leva e grata a settori, era possibile avere su richiesta una nuova versione del cambio “F1”, già introdotto in precedenza sulla F355, con alette di comando per salire di marcia o scalare situate sulla colonna dello sterzo.
Aerodinamica da pista
La 360 Modena giocò un importante ruolo nell’avvicinare la produzione stradale del cavallino alla sua tradizione agonistica, grazie al suo stile aerodinamico senza compromessi figlio di uno sviluppo mai così focalizzato, che la rese decisamente più veloce e maneggevole della progenitrice F355; non a caso, nel 2000 venne prodotta la Ferrari 360 Challenge, a seguito delle numerose richieste di team privati. Riscosse un ottimo successo, tant’è che negli anni successivi vennero prodotte prima la 360 GT, e poi la 360 GTC. Quest’ultima, la versione più evoluta, fu sottoposta a nuovi aggiornamenti aerodinamici, frutto della collaborazione con la Michelotto Automobili e di un’estensiva ricerca in Galleria del Vento; presentò miglioramenti anche in termini di peso, alleggerendo la carrozzeria grazie all’impiego di materiali compositi, meno pesanti ma altrettanto robusti. La 360 GTC si impose come una delle vetture Gran turismo più veloci di classe N-GT/GT2, dando vita ad accese battaglie con le Porsche 996 GT3 RSR sulle piste di tutto il mondo; nel 2005 conquistò inoltre due titoli di classe GT2, uno nel Campionato Italiano Gran Turismo, e l’altro nel Campeonato de España de GT.
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