Motor Valley
SBK | Noriyuki Haga, il giapponese atipico
Noriyuki Haga, un idolo per tutti gli appassionati delle corse e delle due ruote. Forse ricordato e adorato soprattutto per le sue frasi spontanee rilasciate davanti alle telecamere, con un italiano influenzato da un forte accento giapponese, ma Haga sapeva andare anche molto forte in moto, tanto da essere stato protagonista della WSBK in più di una stagione.
Debutto sorprendente
La sua carriera nel Mondiale delle derivate di serie arrivò in sella ad una Ducati 888 nel 1994 in Giappone al circuito di Sugo, dove ottenne un buonissimo 12esimo posto in Gara 2. Da quel momento Noriyuki si dedicò principalmente ai campionati nazionali di SBK e a qualche presenza sporadica nel Mondiale; dal 1995 al 1997. In queste sue partecipazioni riuscì ad ottenere un podio, sempre in Giappone sul circuito di Sugo nel 1996 e l’anno successivo sullo stesso tracciato arrivarono un ulteriore podio e la prima vittoria nella SBK mondiale. A seguire un terzo posto in Indonesia. Questi risultati convinsero il Team ufficiale della Yamaha a ingaggiarlo e affiancarlo a Colin Edwards.
Superbike Top, MotoGP flop
Con la R1 Haga si trovò subito a suo agio conquistando tre vittorie nelle prime quattro gare del 1998, alla sua prima stagione da pilota titolare. Purtroppo poi raccolse solo un sesto posato finale, ma dopo soli due anni dimostrò di poter essere un pilota da titolo. Il 2000 iniziò molto bene per il pilota Giapponese conquistando il podio in Sud Africa e poi quattro vittorie nell’arco della stagione. Nella seconda gara del weekend africano fu però trovato positivo all’efedrina nei controlli antidoping e di conseguenza squalificato per quell’evento. Con i punti della vittoria ottenuta a Kyalami avrebbe lottato fino all’ultimo Round della stagione, ma dopo la revoca e l’ufficialità della qualifica anche per l’ultima tappa della stagione, Haga finì l’anno in seconda posizione con il titolo di vice campione del mondo. L’anno successivo si allontanò dalla SBK e decise di passare in 500 con Yamaha. Una stagione povera di risultati che lo portò a tornare sui suoi passi e accettare l’offerta di Aprilia per correre il Mondiale SBK nel 2002. Con la casa di Noale ottenne alcuni podi, ma nessuna vittoria. Tuttavia i risultati che raggiunse gli valsero la seconda chance in MotoGP con la squadra italiana.
La sua seconda possibilità non ebbe riscontri migliori rispetto al 2001 e quindi Haga chiuse del tutto con la classe regina, tornando alle derivate di serie. L’unica gioia in MotoGp fu con la casa di Iwata quando al suo esordio assoluto a Suzuka ottenne un podio nella 500cc.
Noriyuki Haga mentre rientra ai box con la sua Ducati 1098R #41 – credits to worldsbk
Italo giapponese
L’Aprilia lo fece innamorare dell’Italia e lui dopo aver lasciato Noale, decise di trasferirsi a Borgo Panigale, tornado in sella alla moto dalla quale iniziò tutto. Nel 2004 con Ducati vinse sei gare totali, chiudendo terzo nella classifica generale. Dalla stagione successiva tornò in Yamaha fino al 2009 quando fu scelto per sostituire Troy Bayliss sulla Ducati 1098R. Noriyuki concluse altre due volte secondo nel mondiale in questo lasso di tempo; nel 2007 e nel 2009. Quel titolo che aveva con fatica quasi raggiunto nel 2000, però non arrivò mai. Per ben sette volte di cui sei consecutive il giapponese arrivò tra i primi tre del campionato, ma non riuscì mai ad imporsi sugli avversari. Questi numeri dimostrano la velocità di Haga che con due marche diverse riuscì a lottare per il titolo, dimostrando tutto il suo talento.
Unico nel suo genere
Haga è un personaggio che incuriosisce i tifosi di tutto il mondo. Il suo carattere estroverso, raro per un pilota giapponese lo ha reso un’icona nel paddock delle corse motociclistiche; lui che per passione ha corso gli ultimi anni anche nel CIV. Sicuramente un pilota sopra le righe che alla domanda «Tu come ti mantieni in forma?» Lui rispose che gli bastava solo tanto amore, niente allenamenti.
Haga è rimasto un’icona anche per questo; non solo per le risate che strappava alla gente, ma anche per la sua genuinità e la sua spontaneità che lo rendevano speciale. Ora si dedica a seguire la carriera dei figli, oltre all’esperimento culinario milanese, finito male. Le sue gesta e la sua sregolatezza in pista lasciano dolci ricordi a tutti gli appassionati, che ancora oggi quando nomini Haga si lasciano andare ad un sorriso.
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