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Motor Valley

Italmoto, dalle Maserati all’elettrico

Italmoto: una breve parentesi nella storia della Motor Valley, da poco riaperta dopo tanti anni passati nel dimenticatoio.

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La produzione Italmoto
La produzione Italmoto dei primi anni Cinquanta (© Italmoto.com)

La storia di Italmoto comincia negli negli anni Cinquanta e arriva fino ai giorni nostri. In mezzo però, ci sono tanti anni di oblio, in cui questo capitolo nella storia della Motor Valley sembrava essersi definitivamente concluso. Di recente invece, il marchio è tornato in vita con una nuova e futuristica missione.

Italmoto, le origini del marchio

Gli anni Cinquanta sono un periodo d’oro per la Motor Valley: la passione per le due ruote è alle stelle, e vedono la luce numerose case motociclistiche. Tra queste c’è Italmoto, che nasce a Bologna nel lontano 1952; sono tre i fondatori dell’officina felsinea. Innanzitutto Giuseppe Migliori, Tenente Pilota della Regia Aeronautica, il cui finanziamento è fondamentale. Gli altri due fondatori sono Marco Cappelli, pilota degli anni Trenta ed esperto conoscitore del mercato motociclistico, e Dante Tomba, in precedenza capo officina della Cavani, altra ditta bolognese.

Il primo lavoro della ditta è la costruzione della Italmoto 160. Si tratta di una motoleggera da 160 cc a 4 tempi che viene assemblata utilizzando interamente componenti prodotte da aziende motociclistiche del bolognese. Le forcelle sono della Marzocchi, il telaio della Baldi, i freni della Amadori. I primi modelli, che vengono lanciati sul finire del 1952, riscuotono un certo successo. Ad attirare il pubblico sono sia le prestazioni, sia il prezzo abbordabile. La 160 viene seguita, poco tempo dopo il suo lancio, dalla Italmoto 125, motoleggera con motore monocilindrico a due tempi.

Italmoto 160

La Italmoto 160, primo modello prodotto dalla ditta bolognese (© Facebook.com @Italmoto)

Subentra Maserati

Nonostante le moto piacciano al pubblico, la ditta bolognese ha grossi problemi economici. Questo a causa della sua mancanza di una vera e propria rete di vendita e di assistenza, che si traduce in uno scarso successo commerciale. La svolta arriva nel 1953: quando l’azienda sembra destinata a soccombere alle insufficienti entrate, ecco che subentra Maserati. In quegli anni, Ida Orsi prende le redini della sezione “Fabbrica Candele Accumulatori Maserati”. Si tratta del neonato settore dedicato alla produzione di motocicli, creato dalla Maserati per provare a superare un periodo di crisi.

Vedendo le difficoltà di Italmoto, Maserati decide di prelevare l’azienda. La ditta bolognese comincia dunque a produrre motori e parti meccaniche per le moto Maserati, spostando la produzione a Modena. La collaborazione si rivela proficua, almeno nelle prime fasi. Tra i modelli più di successo spiccano i 50 cc e i 125 cc a 4 velocità. La più nota e la 50 cc T2, soprattutto per il suo buffo soprannome. Infatti, la moglie di Guido Borri, rivenditore Italmoto, vedendola per la prima volta, inorridita, le affibbia il nomignolo di “Rospo“. Un appellativo inconfondibile, rimasto impresso nei cuori degli appassionati.

Le moto Maserati, anche grazie al supporto di Italmoto, raggiungono l’apice del proprio successo nel 1957. Oltre al mercato italiano, le moto emiliane vengono esportate in Sud America, Nord Africa e in altri paesi europei. La festa però dura ben poco. Causa la competizione con le numerose e più affermate ditte motociclistiche dell’epoca, come Moto Morini, MV-Augusta e Benelli, la domanda cala vertiginosamente e all’improvviso. Come se non bastasse, l’avvento delle automobili utilitarie innesca l’inevitabile caduta del mercato motociclistico. La produzione, con grandi difficoltà, continua per qualche anno, ma nel 1960 la fabbrica viene chiusa. Alcuni temerari venditori, tra cui proprio Guido Borri, continuano a mettere in vendita rimanenze e a offrire assistenza per un breve periodo a seguire.

Si torna in sella

Nel 2013, per mano del società Italiana Veicoli Srl, torna inaspettatamente in auge il marchio Italmoto. Con il suo rilancio il brand emiliano, oltre a voler rivendicare il proprio attaccamento al Made in Italy, si pone un nuovo importante obiettivo: la riduzione dell’impatto ambientale. La nuova gamma di prodotti si compone infatti di una grande quantità di veicoli elettrici, tra cui moto, e-bike, monopattini e scooter. Il marchio di fabbrica di questa nuova esperienza è la commistione fra la tradizione del marchio bolognese e le sue attuali, futuristiche ambizioni. Una perfetta sintesi di questo concetto si trova nella Italmoto Tiquattro EB, modernissima e-bike che riprende il design della 160 cc a 4 tempi del 1952.

Non manca però un pensiero per chi è ancora affezionato al sound tradizionale. Anche nella nuova offerta Italmoto infatti compaiono alcuni modelli con motore endotermico. Su tutti, la Scrambler 125 e la Café Racer, sempre della linea Tiquattro; anch’esse, così come la EB, traggono ispirazione nel loro design dall’iconica 160 cc del 1952. 

La Italmoto Tiquattro Scrambler 125

La Italmoto Tiquattro Scrambler 125, ispirata alla 160 del ’52 (© Facebook.com @Italmoto)

Mantenendo questa direzione, Italmoto ha provato a estendere la propria missione anche al Motomondiale. Coerentemente con i suoi nuovi obiettivi, il brand emiliano ha lasciato la propria impronta nella classe dedicata alle moto elettriche, la MotoE. Tra il 2021 e il 2022 è scesa in pista tramite una partnership con il team One Energy Racing; nelle mani del pilota brasiliano Eric Granado, la squadra è riuscita anche ad ottenere un paio di vittorie nel suo anno d’esordio.

La Italmoto MotoE

La MotoE del team One Energy Racing, frutto della partnership con Italmoto (© Facebook.com @ONE Energy Racing)

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