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F1 | Jean Todt, il rifondatore della Ferrari

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formula1.com


Gli ultimi giorno dell’anno e i primi del nuovo appena festeggiato hanno un sapore dolceamaro per i tifosi in rosso, per gli appassionati di formula 1 e per chi vuole bene al Kaiser Michael Schumacher, almeno negli ultimi dieci anni. Dal 2013 dopo l’incidente a Maribel, in tantissimi si sono stretti attorno al sette volte campione del mondo e alla sua famiglia, che lo ha affidato alle migliori cure e lo ha protetto tra le mura di casa, senza far sapere più nulla di ufficiale sullo stato di salute del pilota tedesco. L’hashtag #KeepfightingMichael continua ad essere vivo sui social; un sostegno che dura nel tempo e non svanisce. Domani Michael compirà 55 anni e arriveranno messaggi da tutto il mondo sportivo, per un atleta che ancora oggi è amato e ricordato. C’è un uomo che ad oggi è nella cerchia dei pochi che conosce la vera situazione di Schumacher, che ancora lo vede e che ancora lo può frequentare. Un uomo che è stato accanto a lui nel suo apice, che è l’artefice del suo successo e con il quale ha portato il Cavallino sul tetto del mondo per cinque anni consecutivi, sei se consideriamo il mondiale costruttori 1999. Jean Todt, ex presidente della FIA, è ancora vicino al suo amico Michael, lo va a trovare spesso e con lui guarda alcune gare, come lui stesso ha affermato in più occasioni.

Copilota e manager da fuoristrada

Jean Todt però non è solo il collante che è rimasto al mondo esterno con Michal Schumacher, ma è stato un manager che ha dominato in Formula 1, ha vinto nel motorsport ed è arrivato a ricoprire alcune delle cariche più importanti nel mondo dei motori. La sua passione per le quattro ruote inizia dall’off-road. I primi tempi si diletta come pilota, usando la Mini Cooper di suo padre, ma poco dopo passa sul sedile affianco, diventando copilota. Svolge questo ruolo dal 1966 al 1981, periodo in cui si dimostra molto abile come navigatore grazie anche alle sue doti di precisione, stratega e calcolatore che lo rendono affidabile e talentuoso. In questo periodo vince i primi rally e le prime gare, arrivando a conquistare anche un campionato del mondo da copilota e un mondiale costruttori nel 1981 insieme a Guy Fréquelin per la Talbot, ramo della Peugeot, squadra di cui aveva già preso anche le redini manageriali.

Il passaggio alle piste

Il suo ruolo al vertice della Talbot Peugeot Sport lo portano a dimostrarsi un direttore vincente e un uomo in grado di costruire una squadra vittoriosa nel tempo. Todt ha vinto 2 Mondiali Rally nel 1985 e nel 1986, 4 Parigi-Dakar consecutive dal 1987 al 1990 e un Pikes Peak International Hill Climb nel 1988. Oltre a questo vinse anche un campionato tedesco di rally con l’incredibile Michèle Mouton, una delle poche donne ad aver conquistato delle vittorie nel mondo delle competizioni fuoristrada. Negli anni ’90 con la casa francese passa alle corse su pista e anche lì la sua fame di successo non si interrompe. Ha trionfato due volte alla 24 Ore di Le Mans nel 1992, con annesso Mondiale Sportprototipi, e nel 1993. Il manager francese era pronto per il grande salto e la sua avventura successiva sarebbe stata in Formula 1, vestito di Rosso. Un capitolo che lo ha poi portato di diritto nella storia del Cavallino.

Epopea Rossa

Scelto da Montezemolo dopo due anni in carica da presidente, fu nominato direttore della Scuderia Ferrari e il 1 luglio 1993 fece il suo esordio al suo Gran Premio di casa, in Francia a Magny-Cours nel 1993. Incaricato della missione di riportare la Rossa sul tetto del mondo, considerato che l’ultimo titolo risaliva al 1979 con Scheckter. L’inizio non fu semplice anche perché Todt ristrutturò profondamente la squadra. Nel 1994 Gerhard Berger riportò la Ferrari alla vittoria dopo quattro anni di digiuno e a fine della stagione successiva Todt decise di ingaggiare Michael Schumacher, il pilota più talentuoso del momento e già campione del mondo per due volte con la Benetton. Ci volle ancora qualche anno prima di raggiungere l’obiettivo tanto agognato. Il titolo piloti scappò dalle mani di Michael e Jean per pochi punti nel 1997, 1998 e nel 1999, anno in cui tuttavia la Rossa tornò a conquistare il mondiale costruttori. Il Team gestito e costruito negli anni dal manager francese si confermerò l’anno successivo portando a casa oltre al titolo riservato alle Case costruttrici anche quello piloti dopo ben 21 anni di assenza. Quel giorno a Suzuka del 2000 fu l’inizio del primo vero ciclo vincente del Cavallino nella sua storia, per i successivi cinque anni il mondo si colorò solo di rosso non lasciando una briciola ai suoi avversari. Con Micheal nacque un rapporto speciale che poi in pista si tramutò in un dominio incontrastabile, ma in generale Todt riuscì a creare un’alchimia tale tra gli ingranaggi della Scuderia Ferrari, che gli portò successo, seppur parziale, anche quando il pilota tedesco decise momentaneamente di attaccare il casco al chiodo. Infatti il manager francese riuscì a conquistare nuovamente il mondiale piloti nel 2007, insieme a quello costruttori, poi ripetuto nel 2008.

Ultimi anni al vertice

Dopo aver ricoperto anche il ruolo di amministratore delegato in Ferrari, lasciò definitivamente il Cavallino nel 2009, ma non senza aver lasciato esperienza ed istruzioni al suo successore: Stefano Domenicali. Ad ottobre del 2009 Todt vinse le elezioni per la carica di Presidente della FIA e da quel momento mantenne la carica fino a dicembre 2021.

Oggi si gode la vita lontano dalle politiche che coinvolgono il motorsport, dedicando il suo tempo alla famiglia e agli altri progetti culturali di cui fa parte. In passato è stato uno dei protagonisti della “rifondazione rossa”, che ha portato successo e gloria alla Ferrari e ai suoi uomini. Oggi è tornato ad essere un appassionato di motori, che segue le vicende dalla televisione, magari con un vecchio amico accanto, quell’amico con cui ha scritto una pagina indelebile del motorsport.

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