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L’importanza dei regolamenti sportivi per capire il motorsport

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Il regolamento sportivo di un evento, nella fattispecie di una manifestazione sportiva, è il codice che determina tutti i comportamenti ammessi e non ammessi, nonché quelli obbligatori, da parte di tutti coloro i quali, a vario titolo, prendono parte a un campionato. Questi sono i piloti, tutti i membri dei team, nei loro ruoli e le scuderie stesse come persone giuridiche.

Il regolamento sportivo scandisce anche i tempi degli eventi e delle singole gare e, in sintesi, determina cosa bisogna fare, quando e dove.

Motorsport, non calcio 

In linea di massima, chi guarda da appassionato il calcio, per prendere uno sport come esempio, conosce almeno le regole base. Certo, quando è o non è goal, quando la palla è fuori, quando si può prendere con le mani, come si batte un calcio d’angolo o una rimessa dal fondo, oppure cosa determina se un giocatore è in fuorigioco o no. In linea di massima, durante il commento, difficilmente viene spiegato cos’è il fuorigioco. Si va più nel dettaglio se si parla di regole e spesso per i falli. E, soprattutto, si entra nel merito delle decisioni.

Nel motorsport percepisco una situazione diversa. Di base, l’appassionato sa che vince chi arriva primo. Sa che per partire per primo per una gara il pilota deve fare il miglior tempo nella sessione di qualifica, sa se si parte da fermo o lanciati, sa quante soste ai box sono obbligatorie, sa cosa succede se il via di una gara viene ritardata per via della pioggia che si abbatte sul circuito.

Forse ho esagerato e non solo con quest’ultima. No, l’appassionato medio, anche un super appassionato, solitamente non sa cosa succede se una gara viene ritardata. Non sa come riprenderà, nel caso in cui il direttore di gara decida che ci sono le condizioni per ripartire.

Per la comprensione serve chiarezza

Per sapere cosa succederà di lì a poco, allo spettatore non resta che affidarsi a chi racconta l’evento.

E cosa succede se chi racconta l’evento non conosce il regolamento? Beh, ditemelo voi. Mi ricordo però cosa succedeva quando, in cabina di commento, c’è chi lo conosce. Ad esempio, durante l’ultima gara della Formula E, tenutasi domenica scorsa a Londra, l’inizio è stato rinviato di un’ora e mezza. Io non so se Matteo Pittaccio, commentatore di Sky per l’occasione, conosca a menadito il librone delle regole della serie elettrica. Non so se, semplicemente, essendo da solo al microfono aveva più possibilità di stare attento ai monitor che diramano le informazioni di servizio provenienti dalla direzione gara. Non so se è stata la Formula E ad essere particolarmente nitida nelle comunicazioni.

Quello che si è percepito da casa, in quella lunga attesa, è che in Inghilterra c’era grande incertezza per via della pioggia battente. La situazione, però, sembrava tutta sotto controllo e il processo decisionale intrapreso dalla race direction era molto chiaro da davanti alla TV. Si aspettava circa un quarto d’ora per vedere se il meteo desse una tregua, poi la Safety Car faceva un paio di giri di ispezione, poi si decideva se partire, se far fare qualche giro di pista ai piloti, sulle loro vetture dietro l’auto di sicurezza, o se attendere un altro po’. Di quarto d’ora in quarto d’ora, l’ultima corsa della stagione è arrivata finalmente all’inizio. Sul divano però, non ho avvertito nessun senso di spaesamento. Sapevo esattamente cosa sarebbe accaduto e quando. 

Il sabato prima non è stato così. Durante la Sprint Race della Formula 1, i tre commentatori di Sky si affidavano al condizionale per spiegare cosa, forse, sarebbe successo di lì a poco. Sarà stata colpa del regolamento complesso della massima formula. O sarà stata colpa mia, che seguivo la corsa dall’Autodromo di Misano. Forse l’attesa per la suggestiva Racing Night del Campionato Italiano Velocità mi ha distratto un po’ troppo.

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