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Rouven Mohr: «Quest’anno per noi è una sfida»

Attraverso le parole di Rouven Mohr capiamo come sta procedendo lo sviluppo della vettura d Sant’Agata Bolognese

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Rouven Mohr durane la 6 ore di Imola
Rouven Mohr durane la 6 ore di Imola (© Lamborghini)

Ascoltando le parole di Rouven Mohr Lamborghini Squadra Corse continua il suo lavoro di apprendistato con la SC63. Fino ad oggi il prototipo della Casa del Toro ha completato tre gare tra Fia WEC e IMSA SportsCar Championship dal Qatar a Sebring e infine Imola. Manca ancora la performance vera e propria, ma servirà tempo e tanti chilometri che permetteranno ai tecnici e agli ingegneri, oltre che ai piloti di comprendere il potenziale della vettura.

Mohr analizza il progetto della SC63 con positività e calma. Il Capo del Motorsport e CTO di Lamborghini Squadra Corse ha spiegato il percorso di crescita della vettura e della squadra. In un incontro con i media – in cui era presente anche 1000 Cuori Motor Valley – il tedesco ha anche svelato le sensazioni di questi primi mesi di vita della vettura.

Il doppio ruolo in Lamborghini

«Prima la mia priorità era la gestione del reparto R&D di Lamborghini (ricerca e sviluppo, ndr), ma comunque ero già molto coinvolto nel progetto Motorsport per lo sviluppo delle vetture. Da quando Giorgio Sanna ha lasciato mi hanno incaricato ad Interim del ruolo di Capo del Motorsport e vi posso assicurare che è solo temporaneo perché non ha senso unificare la responsabilità dei due reparti».

«É stata una scelta dettata dal fatto che siamo all’inizio della stagione e io fin da subito sono stato coinvolto nello sviluppo di tutto ciò che riguarda la vettura LMDh e le competizioni. Questa non è una decisione definitiva, ma ci stiamo prendendo tempo per scegliere il miglior profilo possibile per il team, per i nostri ragazzi e per la mentalità».

Le parole di Rouven Mohr sullo sviluppo della SC63

«Per noi quest’anno è un grande sfida. Siamo nuovi in questo campo di competizioni e al primo anno dobbiamo imparare molto sul set up, l’affidabilità della macchina, il BoP e tanti dettagli più specifici. Ci sono molto cose da scoprire e approfondire. É una macchina da corsa come la GT3, ma allo stesso tempo è un mondo tutto nuovo da scoprire».

«Comprendere quale sia il giusto set up richiede tempo, soprattutto per piste che non conosciamo, come alcune di quelle in calendario.  Per capire la giusta filosofia di set up ci vuole almeno una stagione e al momento è uno degli obiettivi principali sui quali ci stiamo concentrando».

«Il nostro punto di forza è la guidabilità e anche l’aerodinamica. Se compariamo il tempo sul giro dei diversi piloti, notiamo che sono tutti vicini. I piloti riescono a gestire e guidare bene la vettura. Al momento non riusciamo a far vedere il nostro vero potenziale perché dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra il grip, l’aerodinamica e il controllo di trazione».

«Tra la vettura del WEC e quella dell’IMSA c’è un set up differente, ma sicuramente la base dell’assetto e la gestione del controllo di trazione possono essere paragonate tra le due macchine. In questo momento siamo solo all’inizio della conoscenza della SC63 e prima del debutto in Qatar abbiamo avuto solo due test di performance pura. Poi abbiamo avuto molti test di omologazione e quindi il set up è ancora un aspetto su cui dobbiamo lavorare».

«Non ci siamo posti un limite di tempo per questo progetto. L’intenzione è quella di portarlo avanti nel lungo termine. Al momento se tutto si sviluppa come dovrebbe, l’idea è di mantenere l’impegno su tutto il progetto. L’azienda vuole rimanere nel mondo delle corse. Ovviamente pensiamo anche al nostro business, vogliamo competere perché amiamo il motorsport, ma anche perché ci porta dei soldi».

La scelta di avere una sola vettura per campionato

«Avere una vettura nel WEC e una in IMSA dal punto di vista del puro sviluppo è uno svantaggio. Abbiamo preso la decisione migliore che ci garantisse di impegnarci al meglio in entrambi i campionati. Con il campionato americano abbiamo un rapporto fantastico e per questo abbiamo scelto di seguire i regolamenti LMDh e non LMH. Ma d’altro canto è un onore poter partecipare anche alla 24 Ore di Le Mans».

«Sicuramente avere tre o quattro macchine sulla griglia ti aiuta a velocizzare il processo di apprendimento. Dal punto di vista del marchio è stata la scelta giusta, quella di avere una sola macchina per campionato e proveremo a tirare fuori il meglio da questa situazione. Sarebbe inutile avere troppe macchine e poi non riuscire a gestirle al meglio. Dobbiamo prima crescere e imparare; poi in futuro sicuramente potremo valutare di iscrivere più vetture».

«Abbiamo sentito di quest’idea. Stiamo valutando cosa realmente significhi, anche per quella che è la nostra capacità e la nostra concezione di business. Al momento ci vogliamo concentrare molto sul presente, senza stressarci troppo sulla questione. Stiamo comprendendo quali potrebbero essere le conseguenze per noi e per il nostro team Iron Lynx, ma al momento siamo concentrati sullo sviluppo attuale della vettura».

Gli aspetti chiave in vista della 24 Ore di Le Mans

«Il primo obiettivo è l’affidabilità della macchina. Siamo molto ottimisti al riguardo, per ora. Abbiamo pianificato una sessione lunga di test a Portimao e l’abbiamo completata. Purtroppo l’abbiamo fatta completamente sul bagnato a causa del maltempo, ma abbiamo imparato molto sul controllo di trazione e sul set up da bagnato. Le Mans è il primo vero banco prova per l’affidabilità».

«Secondo me l’aspetto più importante da capire è il giusto bilanciamento aerodinamico e la gestione del set up del telaio, per estrarre il miglior grip meccanico, che a sua volta influenza la performance in pista e la gestione gomme. Oltre all’utilizzo del controllo di trazione. Massimizzare questi tre aspetti sarà la chiave per estrarre la miglior prestazione  dalla vettura».

«Se sarà abbastanza quanto fatto a Portimao per Le Mans, lo scopriremo in Francia. Se me lo chiedete ovviamente mi piacerebbe fare altri test, ma non possiamo. Siamo molto ottimisti sulla parte dell’affidabilità, ma non puoi mai essere sicuro. Questo è anche il brivido che ti regala Le Mans; la paura che succeda qualcosa ce l’hai fino al traguardo».

Il programma di test e la preparazione del progetto per la stagione

«Abbiamo iniziato a girare nella prima settimana di agosto e poi sfortunatamente l’incidente del Paul Ricard ci ha costretto a stare fermi per tre settimane. Poi abbiamo debuttato in Qatar e non abbiamo riscontrato grossi problemi. La performance non era all’altezza dei nostri obiettivi chiaramente, ma è andata come ci aspettavamo».

«Abbiamo fatto tutte le simulazioni e i test possibili in sede a Sant’Agata e senza tutto ciò non sarebbe stato possibile ottenere il risultato in Qatar. Stiamo continuando a lavorare con questi strumenti, ma lo possiamo fare in modo limitato».

Le parole di Rouven Mohr sul rapporto con Ligier

«Ad essere onesti siamo molto felici di Ligier e della nostra collaborazione. So che molti di voi hanno chiesto come mai abbiamo scelto proprio loro per il telaio. La nostra decisione si è basata sulla competenza che l’azienda ha nel mondo delle corse. Inoltre ci piaceva l’idea di avere un rapporto di esclusività e vicinanza con il nostro partner. Ci sono sempre parti da migliorare, ma sono molto positivo riguardo alla nostra collaborazione».

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