Motor Valley
Moto C.M, trent’anni indimenticabili
Un’avventura segnata da grande ingegno e improvvisazione: grazie al suo innato fiuto nel settore, Mario Cavedagni ha scritto con la sua Moto C.M un’importante pagina di motociclismo bolognese.
Il fondatore
La C.M. prende il nome dalle iniziali del suo fondatore, Mario Cavedagni. Nato a Bologna nel 1897, fin dalla tenera età Mario si mostra decisamente più interessato alla meccanica che al mestiere di fornaio del padre: a neanche vent’anni apre così la propria officina in via Andrea Costa. Allo stesso tempo, Cavedagni prende anche parte a corse ciclistiche e motociclistiche in sella a moto francesi A.B.C.; nel 1923 però accetta l’offerta della ditta bolognese G.D, di cui diventa tecnico e collaudatore: nei successivi tre anni, anche grazie alla sua supervisione, la neonata casa motociclistica bolognese si toglie diverse soddisfazioni facendo registrare vari record di velocità su pista.
La nascita della C.M
Dopo qualche anno di lavoro in G.D, Cavedagni si distacca progressivamente dalla casa bolognese: prima apre un’officina in cui lavora autonomamente in locali subaffittati dalla ditta, continuando a fornire la sua supervisione sulla produzione dei nuovi modelli, poi arriva a lasciare completamente la G.D. Qui comincia dunque la storia della C.M., che nasce di fatto nel 1929, anche se entra ufficialmente in attività nell’anno successivo. La produzione ha inizio negli anni Trenta: Cavedagni si occupa di assemblaggio e messa in commercio, mentre il motore è competenza di Alfonso Drusiani, futuro progettista della Mondial; cromatura e altre componenti sono invece affidate ad altre ditte specializzate. La prima moto prodotta è la C.M 175, che entra in circolo tra la fine del 1929 e l’inizio del 1930; immediatamente, la 175 si mette in mostra imponendosi nella Milano-Napoli del 1932: un risultato di prestigio che porta in auge il nome della ditta bolognese. La produzione della 175 termina nel 1934, anche a causa di nuovi provvedimenti legislativi che non favorivano motociclette di questa cilindrata.
Nella prima metà degli anni Trenta vengono prodotti anche altri modelli tra cui la 500, la 250 e la 350, tutte e tre disponibili sia in versione Turismo che Lusso.
I motocarri e la guerra
I primi anni di vita della ditta vanno a gonfie vele: le qualità di competenza e leadership di Mario Cavedagni consentono alla sua piccola azienda di produrre moto in grado di competere con i colossi del settore. Dopo qualche tempo però vengono inevitabilmente a galla i limiti di una fabbrica che conta appena 25 operai: per questo, sul finire degli anni Trenta il focus produttivo si sposta sui veicoli da trasporto e i motocarri, lasciando in secondo piano l’indole agonistica di Cavedagni e Drusiani. La situazione declina con l’entrata in guerra dell’Italia: a partire dal 1940 viene proibita la produzione di moto civili, costringendo la C.M a concentrarsi unicamente sui motocarri; inoltre, sul finire dello stesso anno viene a mancare Mario Cavedagni. Il figlio Franco eredita la ditta, ma essendo minorenne, a prenderne le redini è la moglie di Mario Irma Ginepri, ex tecnico della G.D. Gli anni della guerra sono molto duri per la C.M, le cui officine vengono irrimediabilmente danneggiate dai bombardamenti.
La ripresa
Dopo il termine del conflitto mondiale, Irma Ginepri tenta di rimettere in sesto l’azienda: a partire dal 1946 vengono messe in listino versioni aggiornate delle moto 250 e 500; nel 1948 viene poi lanciata sul mercato la motoleggera 12: economica e facile da guidare, ottiene un discreto successo. La filosofia della linea produttiva cambia nel 1949: Franco Cavedagni diventa proprietario unico una volta raggiunta la maggiore età, e sceglie di abbandonare 4 tempi di grossa cilindrata in favore delle più moderne 2 tempi, di cilindrata 125 e 250.
Anche per farsi pubblicità, le C.M corrono in vari campionati: mentre le 125 ottengono vari successi nei Campionati di Regolarità e di Gran Fondo come la Milano-Taranto e il Motogiro, le 250 si fanno valere in diversi Gran Premi, tenendo testa in più occasioni a moto come Benelli e Guzzi.
Il declino e la fine
L’apice delle vendite viene toccato nel 1955: da lì in poi, anche per la rapida diffusione dell’automobile, comincia un periodo di crisi, che porta la C.M a ritirare le proprie moto da tutti i campionati nel 1957. I problemi economici non accennano a calare, tant’è che l’azienda entra nel 1958 in amministrazione controllata; l’anno successivo, dopo la procedura di fallimento, cessa definitivamente di esistere. Dopo quest’ingrata esperienza in campo motociclistico, Franco Cavedagni decide di distaccarsi completamente dall’ambiente, dedicandosi al tiro con l’arco.
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