Motor Valley
MotoGP | GP di San Marino 2007, il trionfo di Stoner nella nuova Misano
Il 2 settembre 2007 è una data cardine della storia del Misano World Circuit. Quella domenica, l’autodromo che sorge nella frazione di Santamonica visse il suo secondo battesimo, quello del ritorno tra i grandi del motorsport. Dopo quattordici anni l’impianto romagnolo tornò ad ospitare una tappa del motomondiale. Correva l’anno del duello Stoner–Rossi, Ducati contro Yamaha. Misano era da sempre la pista di casa di Valentino Rossi, il grande atteso della vigilia, sostenuto da una grande fetta di pubblico, che bramava dal desiderio di festeggiarlo. L’australiano in rosso però e la stessa moto giapponese del numero 46, non furono d’accordo.
Il tracciato al contrario
Per ospitare la MotoGP, alla proprietà del tracciato furono chiesti lavori di adeguamento imponenti, con pochi precedenti nella storia. Dopo diversi sopralluoghi e studi di fattibilità, si arrivò alla scelta di invertire il senso di marcia, che divenne da antiorario a orario. Per molti appassionati e piloti, ancora adesso la «nuova» Misano è «al contrario». Le curve divennero quindi otto a destra e cinque a sinistra, con la lunghezza portata a 4.180 metri, mentre la larghezza della sede stradale raggiunse i 14 metri. I lavori furono completati in soli cinque mesi, dando agli appassionati, ai tifosi e ai piloti di nuovo un gran premio in Romagna, culla delle due ruote.
La gara
Stoner fu protagonista di una qualifica magistrale e conquistò la pole position con il tempo di 1’33″918, precedendo Rossi di quasi due decimi. Terzo fu Nicky Hayden, distanziato di mezzo secondo. Una grande partenza consentì all’australiano di mantenere la testa corsa mentre Rossi scese in terza posizione, sorpassato da John Hopkins su Suzuki. Subito dietro Randy de Puniet su Kawasaki urtò Dani Pedrosa alla seconda curva, facendo cadere entrambi e costringendo Hayden ad evitare problemi passando sulla ghiaia. Chris Vermeulen, il più veloce nel warm-up del mattino, non perse tempo passando Rossi per la terza posizione già nel corso del primo giro. Al quinto passaggio però, avvenne il dramma sportivo per gran parte dei 57.321 presenti sugli spalti: il pilota di Tavullia accusò un problema alla sua M1 e fu costretto al ritiro. Questa fu una conseguenza della scelta forse azzardata di utilizzare il nuovo motore a valvole pneumatiche della casa nipponica, provato solo nei test di Brno e utilizzato per la prima volta in gara. Con questa battuta d’arresto le velleità di vittoria del campionato di Rossi si ridussero al lumicino, in quanto il marchigiano partiva dai 60 punti di distacco su Stoner.
Stoner si mise quindi in modalità «BaStoner», martellando giri veloci su giri veloci. Vermeulen fu l’unico che cercò di non far scappare l’australiano, senza però riuscirci. Il numero 27 ipotecò l’iride transitando sotto la bandiera a scacchi con quasi cinque secondi di vantaggio sul connazionale della Suzuki e ben sedici su Hopkins, terzo al traguardo. Stoner si aggiudicò l’ottavo successo stagionale e terzo «grand chelem» consecutivo, vale a dire vittoria mantenendo la testa della gara dal primo all’ultimo giro, pole position e giro più veloce. A Misano, in una stagione avara di emozioni, arrivò anche quello che fino a lì fu il terzo miglior risultato della stagione per Loris Capirossi, quinto ma già appiedato da Ducati per il 2008.
La mentalità di Stoner
Dopo la gara, il futuro campione del mondo affidò a Ducati queste parole: «Sto vivendo questo campionato ancora gara per gara. Valentino e Dani oggi sono stati sfortunati, ma in quel momento io ero già davanti e stavo facendo quello che dovevo, con una grande pressione da gestire. Oggi bisognava mantenere una grandissima concentrazione per non fare errori perché la gara era impegnativa. È stata una bella vittoria, ieri non ero così fiducioso di potercela fare. Al momento di uscire per raggiungere il mio posto sullo schieramento di partenza, avevo però la consapevolezza di aver fatto un buon lavoro. Sono partito bene e sono riuscito a prendere un bel vantaggio. Se fosse andata diversamente, e dopo il via mi fossi trovato con un gruppo davanti, il mio piano era di cercare di creare un distacco tra i miei avversari, in modo da non dover lottare tutti insieme. Insomma mi aspettavo una gara molto difficile. La squadra ha fatto un lavoro straordinario durante tutto il fine settimana, mi hanno davvero sostenuto in maniera incredibile. Più guido la mia Ducati più mi sento a mio agio e più riesco ad andare forte».
Con il senno di poi, dopo aver letto queste parole, non c’è da stupirsi se quello che era «Rolling Stoner» diventò il «canguro mannaro». A 22 anni ancora da compiere, una mentalità così non si compra al supermercato. Si costruisce giorno per giorno, con il duro lavoro, tanta dedizione e voglia di migliorarsi. Forse troppe qualità virtuose per un «semplice» umano che, solo cinque anni più tardi, decise di chiudere con le corse, estenuato da quell’approccio così perfezionista che lo fece diventare uno dei più grandi di sempre.
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