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Motorsport in rosa, una realtà in cui credere

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Nonostante i passi da gigante compiuti negli ultimi anni, non possiamo ancora dire che il motorsport al femminile sia al livello che meriterebbe. Tante iniziative e progetti nati in giro per il mondo e nelle varie realtà motoristiche stanno provando a dare una mano a tutto il movimento per crescere. C’è bisogno però anche di numeri e dati che diano indicazioni precise su ciò che ancora manca o su ciò che ce da fare. Una serie di articoli pubblicati da Motorsport.com ci indicano come si stanno muovendo le aziende che fanno parte del mondo dei motori e come un sondaggio inesistente fino ad un anno fa, possa rappresentare un punto di svolta.

Un mondo per tutti

DHL, società di spedizioni, si sta muovendo per promuovere la figura femminile nel motorsport e dare modo ad alcune ragazze di toccare con mano quali sono le attività in pista da svolgere come membro di un team e non solo come pilota. Il colosso delle spedizioni, sponsor del mitico Team Andretti, insieme a Club Athena ha ideato un evento per far conoscere alle ragazze, tra gli 11 e i 18 anni, le opportunità di lavoro offerte dai campi di Scienza, Tecnologia, Ricerca, Ingegneria e Arte e Matematica (conosciuto come STREAM in inglese), ma soprattutto quali abilità sono richieste dal mondo della mobilità e dei trasporti, così come quello del motorsport.

Le giovani interessate potranno iscriversi all’iniziativa fino al 30 luglio e le fortunate potranno conoscere il dietro le quinte del lavoro svolto dal Team Andretti in Indiana, dove tra poco si correrà il Gallagher Grand Prix, sullo storico tracciato americano: l’Indianapolis Motor Speedway. Nel team a stelle strisce, equipaggiato con la livrea gialla e rossa coordinata al main sponsor DHL, corre anche una ragazza che nel mondo dei motori e della W-Series è già conosciuta. Jamie Chadwick compete nella Indy NXT e sarà un’ambasciatrice d’eccezione considerando il suo attuale percorso e che il suo palmares può vantare tre titoli consecutivi in W-Series, competizione tutta al femminile pensata da F1 prima che arrivasse la nuova F1 Academy. La pilota inglese si sta facendo le ossa nella serie minore dell’IndyCar Series e ha scelto gli Stati Uniti come opportunità di crescita per la sua carriera. Le ragazze potranno anche partecipare a degli incontri con i membri di Club Athena per scoprire le diverse opportunità e i diversi ruoli che si possono ricoprire nelle aziende di questi ambienti.

Jamie Chadwick pilota di Andretti Autosport nella Indynxt. LA pilota inglese sarà protagonista durante l’evento “Girls at Track” organizzato da DHL, main sponsor del team – credits to indycar.com

Rivoluzione in rosa

Una full immersion nel mondo dei motori e non solo, per far si che le ragazze si rendano conto che di presenza femminile nel motorsport ce n’è bisogno e che c’è spazio per chi ha voglia di imparare e crescere, ma anche vivere una realtà che trasuda passione e sacrificio. Partire dal creare consapevolezza nei giovani, che un domani ricopriranno ruoli chiave e strategici nei team e non solo, è la base per cercare di far crescere un movimento ancora troppo acerbo e che in molte situazioni fa fatica a trovare il giusto spazio e la giusta spinta per progredire. È già ampiamente dimostrato che le donne, come gli uomini, in questo ambiente possono avere il loro spazio, ricoprendo anche posizioni di rilievo, come ad esempio Hannah Schmitz in Red Bull. Ci si deve però credere fin dalle fondamenta, senza aspettare che le occasioni arrivino da sole o gli investimenti arrivino dal cielo. Bisogna crederci fin dalle radici per poter poi permettere al movimento di crescere sano e solido nella giusta direzione.

Quello che sta provando a fare More Than Equal nella figura della sua CEO Ali Donnelly. MTE è un progetto appena nato, circa dodici mesi fa, che ha un obiettivo ambizioso: trovare e formare la prima campionessa del mondo di F1, in dieci anni. Per la realtà che si presenta oggi, sembra alquanto di difficile attuazione come idea, ma la loro intenzione è chiara, ben programmata e soprattutto sostenuta da dei numeri che raccolti possono essere il punto di partenza per un vero e proprio cambiamento.

Una fondamentale raccolta dati

In una bellissima intervista con la sopracitata testata web inglese motorsport.com, Ali ha spiegato per filo e per segno di cosa avrebbe bisogno il motorsport al femminile per crescere: i dati a disposizione, il pensiero dei fan a riguardo alle donne nei motori e da dove nasce l’intenzione di scovare la prima ragazza che potrà vincere il mondiale di F1. Donnelly spiega come per dare luce al movimento i dati siano fondamentali, ma a differenza degli altri sport sul mondo dei motori, quando ha dato vita al suo progetto, questi numeri non esistevano. Addirittura per loro fu difficile riuscire a trovare il numero esatto di quante donne effettivamente lavorassero nell’ambiente delle corse.

Con il sondaggio effettuato, More Than Equal ha rilevato che l’80% dei fan pensa che entro i prossimi dieci anni la F1 avrà una pilota donna; inoltre secondo questo campione le donne possono avere le stesse possibilità degli uomini senza distinzioni di fisicità o capacità di guida. Il 20% invece è convinto che le corse dovrebbero essere un ambiente privo di ragazze, in quanto inadatte a questo mondo per differenze sostanziali con gli uomini come la forza fisica o la lucidità alla guida che potrebbe essere influenzata dalla troppa emotività. I dati dicono anche che dal 2017, quando Liberty Media ha acquisito la Formula 1, molte più ragazze seguono il campionato e interagiscono sui social. Motivo per il quale chi possiede il circus ha deciso di investire nella figura delle donne da inserire nel contesto motoristico della F1, con progetti come W Series e ora la F1 Academy.

La ricerca che è stata condotta mostra anche un altro dato significativo. Le aziende e gli investitori, a pari condizioni, sono portate a puntare su un ragazzo invece di una ragazza. Questo avviene semplicemente perché la griglia di F1 è composta al 100% da uomini così come quella delle categorie minori, salvo alcune rare occasioni. Se invece si cominciasse a dare più spazio e visibilità alle donne, cosa che sta provando a fare la massima categoria a quattro ruote, si muoverebbe anche il mercato degli investitori che forse guarderebbe con occhi diversi la possibilità di sponsorizzare una giovane pilota.

Un inizio che guarda lontano

Questa indagine è linfa vitale per le quote rosa, perché è una base da cui partire per promuovere il motorsport al femminile e dare opportunità sempre più concrete a tutte quelle ragazze che sognano un giorno di arrivare nell’élite delle gare motoristiche. Ciò che ha fatto Ali con la sua associazione è la dimostrazione che le persone che ci credono ci sono, ma devono avere a disposizioni i mezzi per poter far crescere la realtà e non essendoci molto spesso li devono creare da zero.

La mia vuole essere un’analisi il più completa possibile con i dati che sono riuscita a raccogliere per capire cosa serve affinché le ragazze riescano un giorno ad essere parte integrante dei livelli più alti del motorsport e non solo piccole realtà sporadiche, che molto spesso vanno a morire insieme alle loro intenzioni di partenza. Ci vogliono investimenti e persone disposte ad aprire gli occhi per credere in un qualcosa che ha tutta la potenzialità per diventare grande. Magari tra dieci anni o poco più saremo qui a parlare della prima donna riuscita a conquistare un mondiale di F1, o forse no. Quel che è certo è che per sognare ad occhi aperti ci vogliono terreni solidi sotto i piedi. Tutti questi progetti sono nati dalla mente di persone appassionate, che credono in un futuro diverso e più aperto verso la parità di genere che oggi sembra ancora molto, troppo lontana.

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