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SBK | Imola 2002, gara 2 – Bayliss contro Edwards

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Gli sport sono pieni di storie di rivalità, più o meno corrette, che si sono sviluppate negli anni. Alcune di esse si sono svolte per lo più a distanza, senza un vero e proprio appuntamento faccia a faccia per decidere il migliore. A Imola, nel 2002, il campionato Mondiale Superbike si decise all’ultimo atto, con una gara che sembrava apparecchiata per i due contendenti: Troy Bayliss contro Colin Edwards.

SBK 2002, la stagione

In quel 2002 Bayliss, campione uscente e alla guida della Ducati 998 numero 1, monopolizzò la prima parte di campionato, con dodici vittorie nelle prime quindi manche corse, lasciando solo le briciole a Edwards, vincitore di gara 1 a Sugo, in Giappone, e a Silverstone, e a Makoto Tamada, primo in gara 2 nella tappa nipponica. A luglio le cose cambiarono, con Edwards che fu autore di una splendida rimonta.

Il ritorno dell’americano fu propiziato anche dallo sviluppo della Honda VTR 1000, con la Casa del paese del Sol Levante che garantì il pieno supporto al suo pilota, anche grazie alla vittoria di Edwards in coppia con Daijiro Kato nella 8 Ore di Suzuka di quell’anno. Ci fu anche un test privato, svolto proprio a Imola, che simboleggiò la lungimiranza e la determinazione Honda. Essi infatti decisero di scegliere il tracciato imolese come sede di un test privato, selezione che doveva essere fatta all’inizio del campionato. Sul Santerno era in programma l’ultima tappa della stagione, poteva avere quindi un’importanza strategica organizzare una giornata di prove libere all'”Enzo e Dino Ferrari”. Dalla seconda manche a Laguna Seca, il “Texas Tornado” cominciò a prendere forza, vincendo tutte le gare e completando la rincorsa ad Assen, complice anche la caduta di Bayliss mentre era in seconda posizione. Edwards, che alla vigilia di Gara 2 di Laguna Seca era a venticinque punti da perdere il mondiale, comandava la classifica iridata per un punto. 

Il prologo di Gara 1

A Imola i due arrivarono con tutti gli occhi puntati, mentre gli altri piloti erano considerati come spettatori non paganti. A garantire la riuscita agonistica della sfida fu anche l’ottima intesa tra Bayliss ed Edwards, che avevano una rivalità sportiva limitata solamente a ciò che succedeva in pista, mentre a motori spenti Troy e Colin erano buoni amici.

All’epoca in Superbike la giornata della domenica era composta da due gare, una verso l’orario di mezzogiorno e l’altra nel tardo pomeriggio. Gara 1 fu interrotta al settimo giro a causa dell’olio lasciato dalla Benelli Tornado di Peter Goddard, caduto al Tamburello. All’ultimo giro completo prima della bandiera rossa Edwards era in vantaggio di sette decimi su Bayliss e, dopo la ripartenza, la vittoria sarebbe andata al più veloce sulla base della somma dei tempi delle due parti di gara. Alla ripartenza l’alfiere Ducati fu determinato a conquistare la vittoria e sorpassò il pilota Honda alla Rivazza, durante la fine del penultimo giro. Sul traguardo, l’australiano battè lo statunitense per soli due decimi, un distacco che non gli garantì la vittoria della prima manche. Edwards aumentò il suo vantaggio a sei punti, con una gara sola al termine.

“La gara del secolo”

Ciò che accadde nella seconda manche, per tanti meritò il nome di “gara del secolo”. Le tribune erano gremite, al punto che, nei ricordi di Giovanni Di Pillo, commentatore televisivo del campionato all’epoca, affidati a Moto Sprint nel 2021, l’organizzatore terminò tutti i biglietti vidimati dalla SIAE. Per poter garantire l’ingresso agli spettatori che volevano entrare, si decise quindi di andare nei vari impianti di Imola a cercare tagliandi validi da poter utilizzare come titoli d’ingresso. Mai ci si sarebbe aspettata una tale attesa per quest’ultima corsa.

Per Bayliss vincere non era sufficiente, ma aveva bisogno che Edwards arrivasse almeno terzo. Ruben Xaus, suo compagno di squadra, doveva svolgere il ruolo del perfetto scudiero, tenendo lontano il texano dal secondo posto. Tuttavia lo spagnolo non riuscì a tenere il ritmo infernale dei due. Dopo i primi giri in testa, Bayliss cedette il passo ad Edwards nella piega in discesa della Rivazza, subendo un sorpasso assolutamente non banale. Al tredicesimo giro, l’australiano restituì il favore all’ingresso della Variante Bassa, riprendendosi la leadership dopo aver perso terreno con la Honda numero 2.

A due tornate dalla fine, Bayliss lasciò aperta la porta alla curva Tosa ed Edwards non fece complimenti, tornando in testa. Il numero 1 rimase incollato all’americano, sferrando un attacco disperato nuovamente alla Tosa all’ultimo giro, superando Edwards ma riuscendo a stringere tardivamente la traiettoria, con Edwards che con un colpo di carena si infilò all’interno, rimanendo in prima posizione per tutto il resto del giro. A dimostrazione dello sport diverso fatto dai primi due, c’è la classifica. Xaus finì terzo a sei secondi da Edwards e Bayliss mentre il quarto, Noriyuki Haga su Aprilia, terminò a ben ventuno secondi di distacco.

Bayliss, però, non dovette far altro che inchinarsi al ritorno di Edwards, per la prima volta sul tetto del mondo e acclamato dai tifosi accorsi a Imola e ansiosi di assistere ad una pietra miliare del motociclismo, a prescindere dal pilota per il quale facessero il tifo.

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